Se si guarda sul dizionario la definizione di “corale” appaiono tre significati: “che viene dal cuore”, “del coro musicale”, “unanime, generale, concorde”. La musica di ”Corale” vuole essere proprio queste tre cose: musica che viene dal cuore, senza mediazioni, senza domande del tipo: “sarà jazz? Sarà troppo strano?”; musica corale dove i musicisti collaborano sempre sommando la loro voce personale per un obbiettivo sonoro comune; musica ”concorde, unanime” dove non ci sono solisti infuocati e stanchi accompagnatori. L’organico è di per sé già molto anti convenzionale. La versatile voce di Diana Torto si unisce al clarinetto basso di Achille Succi, il tutto coadiuvato dalla chitarra classica di Enrico Degani. Il suono generale del trio è un suono acustico, un suono che cerca il più possibile di essere un tramite diretto tra il suono interiore del musicista e il suono prodotto dallo strumento. Il respiro tra le note, lo sfregare del dito sulla corda. Nell’era del digitale, dove siamo tutti sempre visibili ma mai realmente esposti, “Corale” vuole suonare come una storia narrata faccia a faccia: un raccontarsi intimo e sincero dove non è la novella perfettamente declamata che conta, ma il tremore della voce tra una parola e l’altra. L’album è diviso in due parti: la prima è un susseguirsi di brani dove la composizione ha la meglio sull’improvvisazione, la seconda è specularmente un dialogo fatto di improvvisazione timbrica e post tonale. Le composizioni, tutte di Enrico Degani, richiamano spazi e colori del Nord Europa ricollegandosi ad artisti come Anders Jormin, Jon Balke e Arvo Pärt. “Corale” è una passeggiata nel bosco, un vecchio libro letto in soffitta, occhi verde smeraldo.